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UNAGA ADERISCE ALLA MANIFESTAZIONE DI VENEZIA #SAVEAFGHANWOMEN, SALVIAMO LE DONNE AFGANE

Manifestazione per il popolo afgano a Berlino (Foto: John MacDougall/Afp via @IFJGlobal)

Anche UNAGA, tra le Associazioni che aderiscono a #SAVEAFGHANWOMEN, salviamo le donne afghane.  Al via la mobilitazione anche a Venezia. La libertà delle donne afgane è la nostra libertà. Informare, raccontare, solidarizzare è vitale.

Flash mob in campo San Geremia a Venezia il 26 agosto alle ore 12:00 con cui le donne veneziane aderiscono alla mobilitazione #SAVEAFGHANWOMEN, SALVIAMO LE DONNE AFGHANE lanciata da RadioBullets e Noveonlus, realtà da sempre attive e attente a quanto accade in Afghanistan e in particolare alla condizione femminile con iniziative concrete di sostegno, assistenza, formazione, aiuto. Ad organizzarlo Venezia Manifesta, Sindacato giornalisti Veneto, Associazione stampa veneziana con l’adesione di Articolo 21 Veneto, Coordinamento Donne SPI Metropolitano, Il granello di senape nella consapevolezza che informare, raccontare, solidarizzare mai come in questo momento sia vitale.

Parteciperanno Barbara Schiavulli, giornalista “di casa” in Afghanistan che ha tentato di partire e sta tentando di partire per Kabul per essere testimone diretta di quanto sta accadendo e direttrice di Radio Bullets, Hamed Hamadi ristoratore di Venezia che si è battuto per far rientrare in Italia la sorella Zahra attivista bloccata in Aghanistan dopo la presa dei Talebani, il presidente della Federazione nazionale della stampa, FNSI, Giuseppe Giulietti, l’attrice Ottavia Piccolo.

IN CAMMINO PER IL “PARCO NATURALISTICO REGIONALE DEI MONTI PELORITANI”

di Patrizia Biagi, Presidente Agas e Consigliere nazionale Unaga

 

La  costituzione del Parco Naturalistico regionale dei Monti Peloritani è una proposta del Gal Tirrenico. L’idea, vanzata qualche anno fa,  potrebbe diventare realtà seguendo le linee di indirizzo della propria Governance e  grazie alle competenze del suo Ufficio di Piano. 

Il principale motivo dell’ interesse del Gal Tirrenico  sta nel fatto che  insiste proprio dentro i Monti Peloritani su quella linea naturale che li distinguono sia dai Monti Nebrodi che dalla Valle dell’Alcantara e unisce idealmente il promontorio di Tindari con Basicó, Tripi e Novara di Sicilia e che trova nella storia millenaria le ragioni di una naturale, ma inclusiva, demarcazione. L’iniziativa, per realizzarsi, deve trovare  convergenza a tutti i livelli e con tutte le forze politiche, perché l’ambiente é di tutti. Le tragedie di questi giorni, con decine di migliaia di ettari andati in fumo, con milioni di danni a cose e persone  e di migliaia di innocenti animali trucidati dal fuoco, devono far riflettere sia per  superare barriere e preconcetti, che per mettere mano ad una gestione sostenibile del creato. Il  GAL Tirrenico avrebbe il ruolo di sostegno sia per la nascita di nuovi strumenti di sviluppo, come i Contratti di Fiume, che per il nuovo organismo come è il Parco Naturalistico Regionale dei Monti Peloritani. Strumenti a cui il GAL non deve sostituirsi, ma che può, invece, accompagnare e fare da viatico, già nella fase formativa e costitutiva, per poi, assieme, continuare a progettare il futuro della Sicilia a partire dai Monti Peloritani. Il territorio dei Monti Peloritani è già in gran parte una vasta area protetta, visto che ricadono integralmente diverse aree protette di Natura 2000, tra Siti di interesse comunitario (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps), la Riserva naturale orientata di Fiumedinisi e Monte Scuderi, oltre a migliaia di ettari di demanio forestale regionale. Agli aspetti naturalistici del “Parco” vanno sommati quelli umani, segnati da una presenza che rivela emergenze di tipo architettonico, archeologico ed etnoantropologico. Piccoli centri abitati, Castelli, fortificazioni, monasteri, chiese, siti archeologici, forti e strade militari, fontane, abbeveratoi, acquedotti, mulini ad acqua, palmenti, trappeti, opifici industriali, sentieri storici, neviere, abitazioni rurali, recinti per animali, muretti di pietrame a secco. Tra tutti, la ex Strada militare che dallo Stretto, costituisce elemento di rilievo, testimonianza della via da Portella Mandrazzi, tra Novara e Francavilla di Sicilia. (…)

Quella del Parco sarebbe un’area di poco superiore a 50.000 ettari, ricadente al di sopra dei 300-400 metri di quota, distribuita su una trentina di Comuni, che vanno da Messina a Taormina, a Novara di Sicilia, a Tripi. Il Parco, indubbiamente, aiuterebbe ad incrementare e diversificare i flussi turistici, che comporterebbe l’aumento della commercializzazione dei beni materiali, e in primo luogo dei prodotti agricoli tipici di qualità, e dell’artigianato storico. Come già accaduto in altre realtà, anche qui il Parco potenzierebbe quel modello alternativo di gestione territoriale che i GAL propongono, specialmente in un territorio come i Peloritani dove i Comuni, piccoli o piccolissimi, sono incapaci, da soli, di mettere in campo programmi articolati di sviluppo sia per la diffusione di interventi strutturali, per la formazione e per la diffusione di una cultura imprenditoriale e di microaziende sostenibili. L’auspicio é che anche altri GAL condividano la proposta, per motivi di appartenenza geografica, per un supporto di esperienze e conoscenza, ma anche e soprattutto  per amore del pianeta.

Un percorso sostenibile che é già nel programma del convegno che a breve si terrà su iniziativa del Gal Tirrenico per iniziare il cammino e la nascita del Parco Naturalistico regionale dei Monti Peloritani. 

 

PIEMONTE: LE 4 CANTINE DI MONTALDO ROERO

di Fabrizio Salce, Arga Piemonte Valle d’Aosta e Cts Unaga

Una terra chiamata Roero di cui ne fanno parte 25 territori comunali su una superficie di 420 km² e con una popolazione di circa 75.000 abitanti. Le tante torri e castelli presenti in questo anfratto di Piemonte testimoniano un passato nobile e aristocratico.

Il paniere dei prodotti tipici è decisamente variegato: i vini rossi e bianchi, le pesche, le fragole, le pere della Madernassa, le nocciole del Piemonte e le castagne. E poi la tinca gobba, gli asparagi, le carni e l’elemento più rappresentativo della cucina: il tartufo bianco, che qui è l’ultimo della stagione ma il primo dell’annata. Lo si cerca e raccoglie infatti durante le prime settimane dell’anno nuovo.

Molte sono le cantine roerine 4 delle quali le troviamo nel Comune di Montaldo Roero. Le 4 cantine di Montaldo Roero sono piccole realtà famigliari che producono i vini tipici di questa terra come il Roero, l’Arneis, la Favorita, la Barbera e meritano di essere menzionate.

Iniziamo con una Ilaria Bertello e la sua famiglia. Li conosciamo come Cascina Ciapat, un nome curioso che deriva dal bricco Ciappetto. Ilaria, mamma da meno di un anno, rappresenta la quarta generazione. Il bisnonno Giacomo, il nonno Antonio, il papà Giacomo, lo zio Piero e il fratello Luca. In cascina si lavorano 15 ettari di vigneto, una parte delle uve viene venduta e un’altra vinificata per una produzione di circa 20 mila bottiglie. Tra i loro vini spiccano il Roero DOCG, e l’Arneis DOCG. La storia dell’azienda risale al 1890 ed situata in frazione San Rocco.

A pochi metri di distanza, sempre a San Rocco, l’allegro sorriso di Giovanni Frea con il fratello Lorenzo. Pur essendo un’azienda tramandata da generazioni una svolta importante l’ha vissuta nel 2002 e da quella data la crescita è stata costante. Terreni e condizioni climatiche favorevoli, ma anche investimenti tecnologi e tanta passione nella produzione dei loro vini. Nebbiolo, Arneis, Favorita, Barbera giusto per citarne alcuni.

A San Giacomo di Montaldo, un’altra frazione, il simpatico e gentile Giuseppe Parussa, in Cascina Foetto, produce circa 10 mila bottiglie all’anno lavorando 3 ettari di vigneto. Beppe è un pronipote, nipote e figlio di uomini che da sempre hanno fatto vino e di conseguenza lui ha imparato dal papà. La famiglia è originaria della borgata Cagnola e non si esclude che affondi le proprie radici nel lontano 1200. Langhe Arneis, Langhe Roero e poi Barbera, Nebbiolo tutti vini tipici con una dichiarata identità territoriale.

Nel capoluogo, a Montaldo, due giovani: Giorgio ed Edoardo Musso. Montaldesi DOC, nonni e genitori di Montaldo dunque veraci al 100%. Producono poche bottiglie, molta dell’uva raccolta viene infatti venduta ad altre realtà produttive, ma varie sono le referenze. Per esempio i classici vini già citati per gli altri 3 ma espressi con una filosofia operativa che sposa perfettamente il rispetto per le tradizioni contadine unite al pensiero moderno. L’azienda è situata nel centro storico del paese e oltre al vino è attiva anche nella produzione di nocciole e miele.

UNAGA FIRMA L’APPELLO PER LA CONVERSIONE ECOLOGICA

La sede “rigenerata” della LUMSA a Roma in via Pompeo Magno a cura della Fondazione Bioarchitettura

Su iniziativa della Fondazione Italiana per la Bioarchitettura®, alla luce dell’allarmante crisi del clima manifestatasi nel hotspot delle aree del Mediterraneo è stato lanciato l’Appello per la conversione ecologica dei territori teso a definire una strategia di azione mirata a favorire la capacità di adattamento del territorio nazionale alle, ormai inevitabili, conseguenze dei cambiamenti climatici.

Il documento condiviso da Le Carré Bleu, feuille internationale d’architecture; l’Università La Sapienza Roma – Prorettorato alla Sostenibilità; il CNAPPC – Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori; l’IN-Arch Istituto Nazionale di Architettura; Alleanza per il Clima; AzzeroCO2; Legambiente; Italian Institute for the Future; Civilizzare l’Urbano ETS e UNAGA è stato inviato alle più importanti istituzioni e cariche governative e a tutti quei soggetti pubblici e privati che condividono intenti e finalità della Fondazione.

In un momento storico in cui la “Casa Comune” vive una condizione di forte fragilità, e in cui le catastrofi dovute ad inediti fenomeni climatici sono all’ordine del giorno, siamo tutti chiamati a rivedere le nostre azioni e scelte in funzione della salvaguardia del pianeta. Di seguito il testo integrale dell’Appello.

 

LINEE DI INDIRIZZO PER RIGENERARE I TERRITORI, ARTICOLAZIONI DELLA CONOSCENZA E FINE DELL’IGNORANZA INGIUSTIFICATA

1. Conoscere

La crisi ecologica si manifesta con eventi catastrofici, è sostenuta dal funzionamento quotidiano delle società industrializzate, genera cambiamenti climatici e riduzione della biodiversità. Per ragioni sistemiche crescono le situazioni d’incertezza e imprevedibilità proprio a causa della semplificazione della biosfera e la creazione di squilibri causa riduzione della complessità e interconnettività.Lo stretto legame tra benessere umano e salute dei sistemi naturali è alla base del “Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development” nel quale l’Assemblea generale dell’ONU nel settembre 2015 ha definito i diciassette obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals), fra loro interconnessi e tesi ad ottenere un futuro migliore con ottica transgenerazionale. Nel dicembre 2015 hanno portato all’Accordo di Parigi, primo accordo universale giuridicamente vincolante sui cambiamenti climatici anche se oggetto di alterne vicende e mediazioni. L’insieme di temi e loro disarticolazioni, che presuppone una intesa planetaria, va sostenuto anche da iniziative di scala ridotta. Questo quindi è un appello ampio, diretto a tutti, teso a sensibilizzare su quanto possono fare i singoli governi, le singole comunità, associazioni e gruppi di pressione e che quindi può avvalersi del contributo di ciascuno e di tutti.
Il progetto di “Dichiarazione dei Doveri dell’Uomo” in rapporto all’habitat e agli stili di vita, nel rispetto delle diversità, era animato da analoga tensione: una effettiva mutazione a scala globale richiede azioni consapevoli dei singoli e attenti monitoraggi. Venti anni fa “Sustainability Sustains Architecture” era uno slogan efficace. Oggi c’è necessità di approfondire anche come agire per far sì che nuovi principi per le trasformazioni degli ambienti di vita contribuiscano ad un pianeta sostenibile. Attualmente più del 20% degli europei abita in aree a rischio: occorre evitare incrementi e programmare processi di delocalizzazione. Conoscere è il primo importante passo per la conversione dei territori e per avviare un vero e concreto processo di trasformazione e di lotta ai cambiamenti climatici. Implementando Google [Microsoft, Apple o IGM in Italia] è possibile la rappresentazione simultanea – su layer distinti – di tutte le informazioni che riguardano i territori adeguandola man mano che si evolvono: aspetti geologici, idrogeologici, microzonazione sismica, vegetazioni, paesaggi, limiti, vincoli e via dicendo. Su questa base sarà possibile riportare progressivamente anche quanto riguarda le decisioni assunte relative alla pianificazione e al futuro del territorio. Queste informazioni devono essere rese agevolmente consultabili da chiunque, perseguendo l’obbiettivo di riportarle a congruenza, limitare gli errori, facilitare la formulazione e l’esame di alternative, ma soprattutto velocizzare le procedure e le decisioni.

2. Rigenerare

Rifuggendo ogni ottica settoriale, gli attuali apparati normativi vanno convertiti in raccomandazioni, debbono favorire il ricorso a materiali CO2 free, al recupero e riciclo, a sistemi zero emissioni CO2. Nello stesso tempo devono suggerire best practices; evitare consumo di suolo (in Italia 7% del totale, quasi il doppio che in Europa), assicurare massima permeabilità, densità, compattezza e intrecci funzionali nel costruito, flessibilità costruttiva, riciclo dei materiali, ciclo dell’acqua, compresenze vegetali. Per decenni gli impianti tecnologici hanno contribuito a mitigare errori di concezione nei progetti e il mito della tecnologia ha reso fiduciosi della possibilità di spostare il corso di un fiume, di costruire su un terreno franoso, di far fronte alle forze della natura. I cambiamenti climatici hanno interrotto la consuetudine di pensare che gli uomini potessero dominare l’irruenza della natura, mostrando ormai inedite catastrofi e imprevedibili fattori moltiplicativi.La fiducia nella tecnologia sta spingendo, inoltre, verso azzardate proposte di geoingegneria, in cui il contrasto ai cambiamenti climatici è affidato a ciclopici progetti in atmosfera o nello spazio, ignorando oltre settant’anni di studi sulla complessità della biosfera e l’impossibilità di prevedere le conseguenze di lungo termine dell’invasività tecnologica di larga scala sul sistema planetario. Le tecnologie consentono di indagare, conoscere, monitorare, innestare simulazioni e previsioni, velocizzare l’informazione, mettere in immediata relazione fenomeni diversi e prospettare le conseguenti soluzioni. Case passive, principi nZEB e logiche della “città dei pochi minuti” limitano la domanda di energia e facilitano il ricorso a fonti rinnovabili.Si tratta di fondere quanto fin qui programmato, governato e attuato in maniera separata: pianificazione, edilizia, aspetti sociali ed economici.

3. Facilitare

Compete alla politica sviluppare ottiche transgenerazionali e agire con visione sistemica e non settoriale: quindi innestare criteri di finanziamento e inserire obiettivi di recupero e misure ecologiche nelle disposizioni urbanistiche ed edilizie. Ogni comunità deve dotarsi di spazi di vario livello ove raccogliere testimonianze del suo passato, rappresentazioni del presente, simulazioni delle alternative sul suo futuro. In tal modo la trasformazione e la conversione dei territori potranno avvalersi di procedure di partecipazione civica supportata da esperti. Gli esperimenti condotti su piccola scala a livello internazionale attraverso l’impiego di metodologie partecipative di anticipazione, come i Future Workshop o il metodo dei Tre Orizzonti, hanno dimostrato che le comunità assumono maggiore consapevolezza e quindi condivisione del loro futuro se possono discuterlo e determinarlo collettivamente. Il carattere della crisi ecologica e l’urgenza di cambiare modi di costruire e abitare, di avvalersi di energie rinnovabili, di intervenire su comportamenti e mobilità richiede il coinvolgimento di una grande varietà di attori, con responsabilità, risorse, competenze diverse e ampi spazi per poter elaborare e discutere i percorsi di conversione ecologica in un processo partecipativo e coproduttivo. L’habitat participatif sensibilise les habitants au respect de son environnement humain et naturel, et incite à utiliser des techniques constructives «frugales», à remplacer la griserie de la vitesse par les joies du jardinage; à remplacer l’individualisme consumériste par la solidarité, l’entr’aide de voisinage et le goût pour les produits locaux et naturels. L’articolazione nel tempo degli obiettivi, dei programmi e degli strumenti, richiede verifiche
costanti con cadenza almeno biennale “La burocrazia può essere considerata come una patologia amministrativa dove l’eccessivo accentramento, l’eccessiva gerarchia, l’eccessiva formalizzazione delle procedure tolgono ogni iniziativa, ogni senso di responsabilità a coloro che possono solo obbedire, mentre l’eccessiva specializzazione isola ogni agente nel suo comportamento… senza incoraggiarlo ad esercitare la sua intelligenza… La burocrazia… racchiude. La responsabilità personale in un piccolo settore, ma inibisce la responsabilità personale di ciascuno verso il tutto di cui fa parte. In effetti, la burocrazia genera irresponsabilità, inerzia e disinteresse al di fuori del settore compartimentato in cui ciascuno lavora”. Edgard Morin
Nel 2019 si è fatto un passo importante per aumentare la disponibilità del vettore idrogeno prodotto da energia solare. Oggi è possibile agevolmente separare idrogeno e ossigeno attraverso l’elettricità e produrre idrogeno che non emette biossido di carbonio, infatti quando brucia produce solo acqua e quindi incide sui cambiamenti climatici. Le “Hydrogen Valleys” rappresentano aree geografiche dove diverse applicazioni di idrogeno sono combinate insieme in un ecosistema integrato, che prevede produzione, consumo, sperimentazione e formazione riguardanti il vettore idrogeno. Le Hydrogen Valley hanno un carattere territoriale e si riferiscono all’uso dell’idrogeno in prossimità del suo luogo di produzione. Nell’intento della Comunità Europea è importante il ruolo assegnato alle Hydrogen Valley nell’attività propulsiva verso il raggiungimento degli obiettivi, con particolare riferimento alla ricerca e sviluppo in chiave territoriale per la promozione dell’industria locale. L’approvvigionamento in ambito urbano e la relativa decarbonizzazione, da realizzare progressivamente fino al 2050, ha un ruolo fondamentale per l’importanza che le città rivestono in termini di attività energivore, definita dalle alte concentrazioni di tessuto abitativo e di logistica dei trasporti.

SERATA ARGA ABRUZZO A FOSSACESSIA (CH): SINDACO E DIRIGENTE ARGA PREMIANO “LIBERAMENTE”

Si è tenuta ieri sera 9 agosto 2021 a Fossacessia (Ch) una splendida serata all’insegna della solidarietà, dello spettacolo e della buona cucina. Padrone di casa il Sindaco Enrico Di Giuseppantonio, ha condotto la serata la dirigente ARGA Abruzzo Angela Curatolo che, per conto dei giornalisti specializzati UNAGA, ha consegnato una targa all’associazione “Liberamente” di Pescara, premiandola per la sua attività. Sponsor solidale della serata Monteselva Vini.

L’OMAGGIO A SERGIO GERVASUTTI DELL’ARGA FRIULI VENEZIA GIULIA

di Carlo Morandini, Presidente Arga Friuli Venezia Giulia

È un pezzo di quelli che un giornalista non vorrebbe mai scrivere, perché traccia il ricordo di un collega, di un maestro, di un vicino di casa discreto ma sempre presente e amico, appassionato, nei momenti di relax, del mare. Sostenitore da sempre dell’attività di ARGA FVG, poi dell’idea della Riviera friulana, ha trasmesso al mondo dell’informazione la ricetta di un percorso giornalistico esemplare, che non ha mai voluto debordare dal ruolo e dal suo stile di comunicazione, schietto, rispettoso delle tradizioni e delle identità, del sentire della comunità dove stava operando, ma sempre innovativo. Un modello del mestiere di giornalista, cavalcato fino alla fine per imprimere il suo pensiero su una macchina da scrivere tradizionale, la Olivetti Lettera 22, e dare al ritmo del picchiettare deciso ma allo stesso tempo gentile su quei tasti il compito di rendere armonica una notizia, spesso graffiante perché vista attraverso la lente d’ingrandimento attenta ma equilibrata del buon padre di famiglia, vestita, da editorialista, da ‘Noterelle del nostro tempo’. Questo lo stile, replicato nel ruolo di direttore di quotidiano dal fratello Luigi, scomparso nei giorni scorsi, e dal figlio Ario, uno stile di famiglia che contraddistingue anche i figli Luca e Cecilia, con il quale Sergio Gervasutti ha saputo conquistare i lettori in realtà differenti con problematiche e carature forse anche diametralmente opposte. Spesso accomunate dall’elemento acqua che amava, dallo Ionio all’Alto Adriatico, al fiume Stella che raggiungeva con sempre rinnovata curiosità: dal Veneto socializzante, costruttivo ma brioso, con il Gazzettino del quale è stato anche vicedirettore, a Como, realtà lacuale dal passato letterario ma profondamente legata all’economia lombarda, dove ha diretto La Provincia di Como, al suo Friuli, per arrivare alla guida del Messaggero Veneto a dare il cambio, quasi inaspettatamente, per scelta dell’Editore, al Direttore storico della testata udinese, Vittorino Meloni, cioè colui che creò il primo quotidiano italiano stampato a colori con le tecniche offset e la prima copertina con foto a colori. Proprio nel Messaggero ha potuto da subito dare sfogo all’amore per la terra che lo ha generato, il suo Friuli. Ha voluto e saputo trasformare il quotidiano friulano per contenuti, stile, quell’armonicità che sarebbe piaciuta ai lettori dei paesini più sperduti della montagna, come al mondo dell’economia e della politica. Personalmente, i ricordi più vivi di Sergio risalgono a quando, da collaboratore del Messaggero Veneto, ho potuto ampliare alcuni settori e rubriche, sempre attinenti alla valorizzazione di quel territorio che ha sempre avuto nel cuore. Così com’era attento alle attività dell’Arga FVG, l’Associazione regionale della stampa agricola, agroalimentare, dell’ambiente e territorio, che ho guidato e guido avendone ereditato l’imprimatur da Piero Villotta, e all’origine del mestiere da Claudio Cojutti. E seguiva da vicino l’affermazione dell’idea della Riviera friulana che aveva condiviso fin dalla pubblicazione del mio libro. Era proprio quel ‘territorio’ che lo affascinava. Non pago di avere avuto i natali a Palmanova, la città stellata custode di un vissuto austroungarico e napoleonico delle nostre terre, Sergio Gervasutti sentiva costante l’attrazione verso le pulsazioni del territorio, in particolare di quello rivierasco. Come l’amico e collega della Rai, Isi Benini, che lo aveva preceduto per alcuni mesi al Messaggero, e che pure io ho avuto come Direttore, prendeva ossigeno per l’informazione dalle energie che il territorio sa emanare per dare vita ad attività, iniziative, eventi, forme di coesione e di divulgazione insostituibili e che ogni buon giornalista deve saper cogliere per trasmettere l’essenza delle cose, del divenire, delle identità che sono la vera energia di una comunità. Tra i tanti riconoscimenti alla carriera, al ruolo, alle capacità di sintesi dei momenti chiave della vita locale e nazionale, avevo avuto il piacere di consegnargli, assieme ai vertici di Assoenologi e dell’Unione cuochi, a capo di ARGA FVG, il premio Carati d’autore, che viene assegnato ai personaggi benemeriti delle rispettive categorie professionali. E proprio lo scorso autunno avevo avuto l’onore di premiare uno dei suoi ultimi scritti: il ricordo del collega e amico Isi Benini. Assegnandogli il premio Isi Benini Città di Udine per avere redatto non il classico ‘coccodrillo’ cronistico dedicato a chi non c’è più, ma avere trasmesso ancora una volta un ritratto vivo di un personaggio che come lui ha voluto e saputo dare tanto al Friuli. Ancora una volta si è dimostrato un maestro nel mediare tra lo stile giornalistico schietto, preciso, da grande cronista qual’è sempre stato anche nel mondo dello sport con la sua amata Udinese, e la plasticità del racconto letterario sostenuto dalla sua grande cultura. Ci mancherà, mancherà anche ad ARGA FVG e all’Associazione culturale La Riviera friulana, il placet rassicurante sulle tante idee che gli avevamo sottoposto. Ma anche la certezza di poter avere un riscontro qualificante su idee, progetti, ipotesi e valutazioni. 

ACCREDITO STAMPA PER CIBUS 2021 – AVVISO AI COLLEGHI

La XX° edizione di Cibus, cancellata nel 2020, si terrà da martedì 31 agosto 2021 a venerdì 3 settembre, a Parma. Per garantire la sicurezza dell’evento la Fiera sta cercando di evitare file ai botteghini della fiera, quindi anche allo sportello STAMPA. VIENE QUINDI RICHIESTO DI SEGNALARE PRIMA DELL’INIZIO DELLA FIERA IL PROPRIO ACCREDITO STAMPA. Sarà sufficiente inviare alla mail cibus@faniniufficiostampa.com il proprio nominativo, la testata di riferimento e il proprio indirizzo mail. Giungerà poi, direttamente dagli uffici di Fiere di Parma, il PASS personale via mail: da stampare e usare per superare i tornelli del quartiere fieristico. Viene anche ricordato che la stampa ha diritto al parcheggio gratuito, esibendo all’uscita di uno qualsiasi dei parcheggi della fiera di Parma il proprio PASS STAMPA (o il tesserino da giornalista). Infine, viene ricordato anche che per entrare a Cibus sarà necessario esibire il Certificato di vaccinazione o un tampone.
L’Ufficio Stampa di Cibus rimane a disposizione per ogni altra informazione.
UFFICIO STAMPA CIBUS
www.cibus.it

IL 31 LUGLIO SCATTA IL FERMO PESCA IN ITALIA TRA IMPRESE IN DIFFICOLTA’ E SOSTENIBILITA’

Stop al pesce fresco a tavola per l’avvio del fermo pesca che porta al blocco delle attività della flotta italiana lungo l’Adriatico. Dal 31 luglio 2021 bloccate le attività dei pescherecci dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, dall’Emilia Romagna fino a parte delle Marche e della Puglia. Lo stop inizialmente varrà  da Trieste ad Ancona (dove si tornerà in mare il 5 settembre) e da Bari a Manfredonia (rientro previsto il 29 agosto), mentre lungo l’Adriatico nel tratto centrale da San Benedetto e Termoli le attività si fermeranno il 16 agosto (fino al 16 settembre). Per quanto riguarda il Tirreno il blocco scatterà da Brindisi a Napoli dal 6 settembre al 5 ottobre. Il 4 ottobre partirà, invece, il fermo da Livorno a Imperia mentre per Sicilia e Sardegna l’interruzione delle attività sarà, infine, fissata su indicazione delle Regioni mentre da Gaeta a Civitavecchia è stato effettuato dal 12 giugno all’11 luglio. Come lo scorso anno – spiega Coldiretti Impresapesca – in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. Il fermo cade quest’anno in un momento difficile poiché il blocco dell’attività va a sommarsi all’aumento drastico della riduzione delle giornate di pesca imposta dalla normativa europea, per le imbarcazioni operanti a strascico. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per alcuni segmenti di flotta, per i segmenti di maggiore tonnellaggio, a circa 140 all’anno. 

SECONDA EDIZIONE DEL PREMIO DI GIORNALISMO SU INNOVAZIONE E SOSTENIBILITA’ ALIMENTARE

E’ ufficialmente on line sul sito https://journalismawards.eitfood.eu/it/ il bando della seconda edizione italiana del Premio al Giornalismo nell’ambito dell’ innovazione e della sostenibilità alimentare e quindi si possono già presentare le candidature.

Il premio è promosso da Eit Food, l’Organizzazione europea leader nel campo dell’innovazione alimentare, costituita da un consorzio di aziende, centri di ricerca e università di tutta Europa allo scopo di migliorare lo stile di vita dei consumatori attraverso la conoscenza e la tecnologia. UNAGA-FNSI è onorata di essere stata scelta per la seconda volta come organizzazione giornalistica italiana specializzata, partner del Premio e invita calorosamente i colleghi iscritti alle ARGA di tutte le regioni italiane a partecipare.

“In un anno segnato dalla crisi pandemica – commenta il Presidente della nostra Unione Roberto Zalambani – è dovere dei comunicatori di settore  contribuire alla trasformazione dell’ecosistema alimentare, diffondere i valori associati a un’alimentazione sana e sostenibile, facilitare l’accesso dei consumatori ad alimenti di qualità con informazioni corrette, precise e veritiere”.

Tutti obiettivi che il Premio cerca di raggiungere sollecitando i giornalisti,soprattutto i giovani che si affacciano con speranza e timore alla nostra professione, a mettersi in gioco come hanno fatto i vincitori della prima edizione Valentina Celi (Calabria) e Tommaso Cinquemani (Lombardia).

LA PARTECIPAZIONE DEI NOSTRI GIORNALISTI AI LAVORI DEL G20 DI NAPOLI APPENA CONCLUSO

Numerosi giornalisti delle ARGA hanno partecipato da remoto, oltre ai colleghi campani che hanno potuto accedere alle sessioni dei lavori, al G20 di Napoli su Energia e Clima.

La sintesi del documento finale che riporta considerazioni significative e condivise per la salvezza del nostro Pianeta si focalizza sui seguenti punti:

1 – Azioni contro il cambiamento climatico, 2 – Accelerare le transizioni verso l’energia pulita, 3 – Allineamento dei flussi finanziari a Parigi, 4- Ripresa sostenibile e inclusiva e soluzioni tecnologiche energetiche innovative, 4A – Condividere le migliori pratiche per una ripresa sostenibile, resiliente e inclusiva, 4B – Sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie innovative all’interno dei pacchetti di recupero in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, 4C – Il ruolo dell’innovazione e della ricerca e sviluppo, 5 – Smart city.

Sta ai giornalisti specializzati di ogni Paese vigilare attraverso inchieste e articoli per verificare passo dopo passo la messa in opera degli impegni sottoscritti.

IL DOCUMENTO INTEGRALE

G20 Energia e Clima: un accordo storico che guarda al futuro e punta alla COP26. Sintesi del documento finale della ministeriale

Napoli, 23 luglio – “Una società prospera, inclusiva, resiliente, sicura e sostenibile che non lasci indietro nessuno”: così i ministri dell’ambiente e dell’energia dei grandi Paesi della Terra, riuniti dalla Presidenza italiana del G20 a Napoli, in presenza e da remoto, hanno sottoscritto il documento finale della ministeriale Energia e Clima. Un documento che mette insieme, su temi divisivi come la transizione energetica, i cambiamenti climatici e la necessità di tenere la temperatura del Pianeta sotto il grado e mezzo, Paesi tra di loro molto distanti, non solo geograficamente. Tutti, da Cina a India, a Stati Uniti, Russia e paesi Europei, hanno concordato che, soprattutto dopo la fase pandemica, la transizione energetica verso le energie rinnovabili sono uno strumento per la crescita socio-economica inclusiva e veloce, la creazione di posti di lavoro e deve essere una transizione giusta che non lascia nessuno indietro. La comunità internazionale del G20 riconosce nella scienza un ruolo fondamentale, su cui la politica dovrà basarsi. E, soprattutto, viene riconosciuto uno stretto nesso tra clima ed energia e la necessità di ridurre le emissioni globali e migliorare l’adattamento al cambiamento climatico.

1 – Azioni contro il cambiamento climatico

Vengono riaffermati gli impegni dell’Accordo di Parigi come il faro vincolante che dovrà condurre fino a Glasgow, dove si svolgerà, a novembre, la COP 26. Obiettivo comune è mantenere la temperatura ben al di sotto dei 2° e a proseguire gli sforzi per limitarla a 1,5° al di sopra dei livelli preindustriali. I Paesi del G20 concordano nell’aumentare gli aiuti ai paesi in via di sviluppo affinché nessuno resti indietro. Rimane centrale il ruolo del dell’impegno finanziario da 100 miliardi, così come previsto dall’Accordo di Parigi, con l’impegno ad aumentare i contributi ogni anno fino al 2025. E un ruolo, per l’aumento di questi fondi, è richiesto in particolare alle istituzioni finanziarie per lo sviluppo e alle banche multilaterali. La transizione è necessaria e indispensabile, però deve essere giusta, e assicurare sostegno e solidarietà alle categorie e ai paesi più fragili. Unanimemente si riconosce il ruolo del cambiamento climatico nella perdita di biodiversità.

2 – Accelerare le transizioni verso l’energia pulita

Faro acceso sulla transizione energetica con un impegno preciso sulla cooperazione nell’impiego e nella diffusione di tecnologie rinnovabili, necessari alla transizione e strumento essenziale per promuovere e realizzare l’Accordo di Parigi. Gli impatti del cambiamento climatico sono già stati sperimentati in tutto il mondo, dimostrando la necessità di implementare le azioni di adattamento. Transizione ed efficientamento. Tutti i Paesi sono attivi nella transizione energetica totale, impiegando i 2 miliardi di dollari delle risorse dei Climate Investment Funds (CIFs). Si sottolinea il grande potenziale delle rinnovabili offshore, dell’energia oceanica e della possibilità di implementare questo tipo di tecnologia. L’efficienza energetica ha un ruolo chiave per la riduzione dei gas serra e e la promozione della crescita economica sostenibile. È opportuno agire su efficienza, modelli di produzione e consumo sostenibili e circolarità, consapevoli che nessun singolo carburante o tecnologia da solo può consentire all’intero settore energetico di ridurre le emissioni di GHG. Perno dell’economia energetica del futuro è l’idrogeno, in chiave della riduzione delle emissioni soprattutto nei settori difficili da abbattere. Si riconosce la necessità di continuare a investire per le tecnologie rinnovabili, insieme alla riduzione dell’uso del metano, e di procedere spediti verso la riduzione della povertà energetica. Viene riconosciuto che sistemi energetici convenienti, affidabili, sostenibili e moderni sono essenziali per proteggere il nostro pianeta e la sua gente. Inoltre, si sottolinea l’importanza degli sforzi esplorando la più ampia varietà di opzioni in base ai contesti nazionali al fine di raggiungere transizioni energetiche green ambiziose e realistiche, garantendo al contempo un approvvigionamento energetico stabile. Riaffermiamo il nostro impegno a ridurre le emissioni nel settore energetico e ci impegniamo a farlo ulteriormente attraverso la cooperazione sull’impiego e la diffusione di tecnologie pulite. Anche Russia e China si sono impegnati a eliminare gradualmente la produzione di energia dal carbone sena sosta. L’efficienza energetica è un fattore cruciale nelle transizioni di energia pulita e nella crescita economica, per questo il G20 si impegna ad aumentare le iniziative multilaterali già esistenti a livello mondiale.

3 – Allineamento dei flussi finanziari a Parigi

Viene data un’importanza centrale a orientare gli sforzi finanziari ed economici dei paesi del G20 verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, tenendo conto degli sforzi per sradicare la povertà, verso una transizione giusta e inclusiva. L’allineamento dei flussi finanziari e degli sforzi per la ripresa con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi può infatti rappresentare un’opportunità per la crescita economica facilitando gli investimenti per aumentare l’adozione di soluzioni già disponibili, tra le quali la generazione di energie rinnovabili e tecnologie a basse emissioni. A questo scopo è riconosciuta la necessità di sfruttare meglio l’intera gamma di leve e strumenti politici disponibili, inclusi i diversi pacchetti adottati per la ripresa dal COVID19. Le strategie di adattamento e resilienza possono essere ulteriormente integrate nei flussi finanziari nazionali e internazionali anche attraverso la mobilitazione di ulteriori risorse pubbliche e private. In questo senso viene riconosciuta l’importanza di garantire la considerazione dei rischi climatici attuali e futuri in tutte le agende di investimento e politiche, verso lo sviluppo di standard di riferimento globali di rendicontazione.

4- Ripresa sostenibile e inclusiva e soluzioni tecnologiche energetiche innovative

È stato riconosciuto che le misure di ripresa in linea con l’Accordo di Parigi e con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile hanno il potenziale per portarci oltre l’approccio tradizionale, aumentare la resilienza economica e sociale globale e condurci, quindi, sulla strada per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi. In questo senso l’introduzione di politiche, strumenti e tecnologie sostenibili possono consentire progressi sostanziali verso gli obiettivi a lungo termine dell’accordo di Parigi e per un futuro resiliente ai cambiamenti climatici, che garantisca e fornisca sia un impulso al benessere sociale che alla crescita e allo sviluppo economico sostenibile. Pur riconoscendo la necessità di continuare a dare priorità agli sforzi per far fronte al Covid-19, i G20 si impegnano a destinare una quota ambiziosa dei fondi per i piani nazionali di ripresa e resilienza a favore di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.  Si raccomanda, inoltre, di usare al meglio i piani di ripresa per stimolare e ridurrei i rischi di investimento nel settore privato, anche attraverso la promozione di strumenti di finanziamento congiunti pubblico-privato e partenariati pubblico-privato, al fine di stimolare contemporaneamente la crescita economica, creare posti di lavoro, valorizzare le donne, i giovani e le categorie emarginate.

4A – Condividere le migliori pratiche per una ripresa sostenibile, resiliente e inclusiva 

I G20 sottolineano l’importanza di costruire un’efficace valutazione preventiva delle misure di ripresa a livello nazionale e di condividere le migliori esperienze, politiche e strutturali, al fine di promuovere una ripresa duratura e sostenibile.

4B – Sfruttare le opportunità offerte dalle tecnologie innovative all’interno dei pacchetti di recupero in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi

I G20 riconoscono il ruolo chiave che pacchetti nazionali ben progettati per la ripresa svolgono nel guidare le azioni a breve termine (NDCs) e nel definire e supportare strategie a lungo termine (LTS) per il raggiungimento degli obiettivi dell’Accordo di Parigi, facendo leva anche sulle opportunità offerte da tecnologie innovative e all’avanguardia.

4C – Il ruolo dell’innovazione e della ricerca e sviluppo

Innovazione e R&S non solo rivestono un ruolo chiave per il futuro ma per i G20 è necessario aumentarne i livelli, sia nel settore pubblico che in quello privato sulla base anche di collaborazioni a livello internazionale. Saranno promosse ricerca e istruzione verso un miglioramento delle tecnologie, dei programmi di formazione e della disseminazione per divulgare la scienza del climae e le politiche connesse, aumentare la consapevolezza, la partecipazione e l’accesso pubblico alle informazioni. Parte degli investimenti in R&S dovrebbero essere orientati specificatamente ad aumentare le soluzioni innovative per un migliore mix energetico sostenibile, per l’efficienza energetica, modelli di produzione e consumo sostenibili e nuovi modelli di business. Prevedendo la possibilità di politiche fiscali e di sussidi che promuovano gli investimenti verso l’innovazione sostenibile e progetti mirati che tengano conto sia degli aspetti economici che di sociali e ambientali.

5 – Smart city

Le città sono particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici e, contemporaneamente, possono essere attori importantissimi nelle azioni di mitigazione. Per questo si favorisce, e incoraggia, azioni di governo che contemplino una collaborazione attiva e continua con le città e le aree metropolitane. In questa chiave sono importanti le iniziative dal basso verso l’alto come il Patto globale dei sindaci, il C40. Viene riconosciuta anche l’importanza di vivere in armonia con la natura, costruire la resilienza e accelerare la riduzione delle emissioni di gas serra. Nell’ambito della mobilità si ribadisce l’urgente necessità di promuovere una mobilità sostenibile e conveniente, comprese tutte le relative infrastrutture, tenendo conto dell’analisi dell’intero ciclo di vita per raggiungere l’ obiettivo a lungo termine dell’Accordo di Parigi. Si incoraggia il progresso continuo nell’uso estensivo e negli investimenti delle tecnologie digitali nei conglomerati urbani, per l’integrazione di sistema dell’energia rinnovabile variabile, compresi lo stoccaggio di energia, le reti intelligenti, le centrali elettriche virtuali, la gestione dell’offerta e la gestione della domanda, nonché il ruolo dell’energia idroelettrica e della moderna bioenergia per la stabilità del sistema e l’interazione e il coordinamento tra fonte di energia-rete-accumulo-carico. Vengono sostenute la generazione distribuita sostenibile locale e le comunità energetiche come mezzi concreti per facilitare l’accessibilità, l’affidabilità, la redditività, l’accessibilità e la sostenibilità dell’energia. Sono accolte con favore gli sforzi per migliorare la quantificazione e il monitoraggio delle soluzioni basate sulla natura al fine di informare, se del caso, le decisioni di pianificazione, i modelli finanziari e di business sostenibili.